Apr 27

Good for father

Melania Mazzucco, nel romanzo Vita, sceglie di trattare un argomento quanto mai attuale : l’emigrazione. Cambiano i tempi e le modalità, ma la tragedia dell’emigrazione rimane, sempre, il primo motivo di infelicità negli uomini di qualsiasi status sociale e di qualsiasi cultura.

La storia raccontata dalla scrittrice è storia di italiani, di povera gente che arriva nella New York dei primi anni del novecento. La sua, però, non è mera ricostruzione storica, ma un percorso che si snoda e si ricompone attraverso la dimensione del ricordo personale; la memoria, dunque, come traccia del passato nel presente.

Quella raccontata non è l’America del sogno, metafora di lavoro, ricchezza e serenità: infatti, per Diamante e Vita, protagonisti del romanzo, il sogno si infrange subito: “ la prima cosa che gli tocca fare in America è calarsi le brache…” (p.15). L’impatto con una realtà diversa da quella immaginata acuisce il dramma dei due bambini emigrati, ma proprio per quell’innato istinto di sopravvivenza, essi decidono di resistere, di farcela.

Nell’episodio esaminato, gli accadimenti si susseguono intrecciandosi in una narrazione, che svela diverse forme di scrittura, attraverso un linguaggio che sovrappone più registri, a secondo del punto di vista da focalizzare.
Sin dalle prime pagine di questo primo capitolo, si rintraccia , ad esempio, un respiro epico e i piccoli protagonisti—Diamante stesso si definisce “una coccola di noce”–, vengono scaraventati in una realtà più grande di loro, nella quale essi agiscono come giganti nella lotta per la sopravvivenza.

La tensione epica che anima il capitolo si traduce nello stile asciutto e incalzante delle frasi brevi e incisive: “Lui nudo, in piedi, desolato e offeso, quelli vestiti, seduti e tracotanti (p.15); e ancora “Lo hanno portato a Prince Street. La casa è tutta nera, fatiscente, decrepita che sembra dover crollare da un momento all’altro”(p.17).

Motivo fondamentale del primo capitolo, oltre l’arrivo in America e l’impatto traumatico con la nuova realtà, è il legame tra Vita e Diamante. I due bambini si sostengono a vicenda, si disperano e gioiscono insieme. Emblematica è la decisione dei due protagonisti di concedersi, prima di arrivare a Prince Street, un po’ di tempo per loro.
Si allontanano dalla città sudicia, dal porto, senza fretta, senza meta, per giungere alla città bella, con i palazzi e gli uomini in bombetta. Tutto è novità, magia, gioia, ma purtroppo, anche qui li aspetta una grossa delusione: verranno derubati del niente che possiedono e proprio dall’ambulante al quale avevano dato la loro amicizia.

aprile 2004

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