Giu 17

Le similitudini animali in “Cose da pazzi”

Gli animali pervadono l’intero romanzo di Evelina Santangelo: dal sistema dei personaggi all’ immaginario complessivo del protagonista la loro presenza è indispensabile. Essi dominano i processi conoscitivi di Rafael Lomunno, il quale crea spesso numerose similitudini per rappresentare la realtà che lo circonda. Rafael è un giovane ragazzo costretto a confrontarsi con la dura realtà di una crescita, forse prematura, che modifica inevitabilmente il suo modo di vedere il mondo; ciò è sapientemente mostrato dall’autrice anche attraverso l’ uso della similitudine animale che, nel passaggio dalla prima alla seconda parte del romanzo, tenderà invece ad essere frequentemente sostituita da metafore.

Partendo dalla prima parte di Cose da pazzi possiamo innanzitutto notare la forte immediatezza delle similitudini animali offerteci dal protagonista, le quali spesso danno un’impronta quasi caricaturale alla rappresentazione dei personaggi, in particolar modo di quegli adulti la cui non-autorevolezza è maggiormente evidente, come nel caso di Scimunito col Bollo, oggetto quasi prediletto di queste figure di paragone:

“Se dovesse dire come ridono le lucertole, Rafael direbbe che ridono uguali a Scimunito col Bollo, i giorni in cui gli viene la parlantina e si mette quell’ aria di uno che ride senza ridere”. (p. 35)

“Rafael se ne sta per un po’ ad osservare il naso di Scimunito col Bollo che sembra un becco, ma fatto di carne, un becco che non ce la farebbe nemmeno a staccare un pezzo d’ intonaco fasullo”. (pp.65-66)

Ma l’ effetto caricaturale non risparmia nemmeno personaggi “più adulti”, come Vito il barbiere:

“Gli piacerebbe che Vito il barbiere fosse ancora in mezzo al vicolo, con la bocca aperta come un pesce dentro un acquario. Un pesce di quelli che se ne stanno a girare e girare nelle bocce di vetro, tipo trottole pazze”. (p. 53)

È rilevante inoltre notare come il mondo animale in qualche caso venga piegato da Rafael non soltanto alla rappresentazione dei personaggi, ma anche dei luoghi (il più delle volte circoscritti alla ristretta realtà del quartiere Spina):

“Anzi, già alle nove c’è un sole tiepido che deve far piacere anche agli uccelli. […] Non volano però. Stanno nascosti tra le foglie. Così sembra che a cinguettare sia la piazza intera”. (p. 283)

È possibile comunque riscontrare nel testo similitudini di più ampio respiro, inserite in momenti di maggiore riflessione da parte del protagonista. Importante ad esempio il ritratto iniziale di Richi, già fortemente provato dalla malattia:

“Il neonato di uno scimpanzé, con gli occhi spiritati e quattro peli sulla testa, Rafael lo ha visto in un documentario […] . Così Rafael […] entra nella stanza dove Richi se ne sta seduto sul letto e, vedendolo, gli viene da pensare che ha proprio gli occhi e la testa come quelli di un neonato di scimpanzé. […] Poi lo scimpanzé neonato gli fa segno di avvicinarsi con la faccia raggrinzita in un’ espressione euforica”. (pp. 67-68)

In questa direzione si colloca anche un’ altra sapiente similitudine attraverso cui Rafael rappresenta se stesso, la sua immobilità e diffidenza e nei confronti di ciò che è esterno al quartiere e alla sua realtà, e in questo caso mi sembra che la figura retorica rappresenti un importante medium di consapevolezza e di autocoscienza da parte del protagonista:

“Così, se per caso Rafael dovesse dire se lui è più un cane o più un gatto, sarebbe costretto a riconoscere che lui è un gatto. Non come quelli di Fiorella che se ne stanno a casa loro, […] ma come quelli neri con gli occhi gialli che girano in tondo tra i vicoli e i cassonetti, senza mai mettere una zampa nel viale del Centro, dove anche il cielo sembra stare un po’ meglio”. (p.126)

La similitudine animale dunque, che tanta parte ha avuto nella letteratura sin dall’ epica antica, torna con grande efficacia in questo romanzo a penetrare l’ universo conoscitivo in fieri del giovane Rafael Lomunno. Ha dunque certamente ragione Massimo Onofri quando, in una sua recensione di Cose da pazzi, ci parla dell’ «importante presenza degli animali e del loro mondo irriducibile» (in «Avvenire» 12/05/2012) .

Giugno 2013

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