Apr 18

Diario degli scrittori (Palermo, marzo 2020)

ROBERTO ALAJMO. Diario della quarantena.

Palermo, 08 marzo-21 marzo 2020.

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8 marzoL’APOCALISSE COLPOSA

(Variante da “Arriva la fine del mondo e ancora non sai cosa mettere”, ed Laterza)
Ammettiamolo: un’apocalisse per sole cause naturali sarebbe molto deludente. Un gigantesco meteorite in rotta di collisione con la Terra o un disastroso spostamento dell’asse terrestre che portasse il pianeta fuori dalla sua orbita consueta avvicinandolo o allontanandolo troppo dal Sole sarebbero ipotesi insoddisfacenti, che non renderebbero merito al trattamento che il genere umano ha riservato negli ultimi decenni al suo habitat naturale.
Ecco allora spuntare una molto più esaltante e probabile catastrofe per colpa.
Un’apocalisse di questo genere comporterebbe innegabili vantaggi morali. Consentirebbe un dibattito interno al genere umano, che si potrebbe suddividere molto chiaramente in buoni e cattivi, lasciando libero lo spettatore di iscriversi idealmente a uno dei due gruppi: e autoassolversi, con ogni probabilità.

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11 marzoIL PENSIERO VIRALE

Il dato è apparentemente inspiegabile, ora che il tempo da trascorrere in casa è diventato parecchio: calano anche le vendite dei libri. Persino le vendite su Amazon, che non comportano contatti umani.
Nella nostra vita non c’è improvvisamente posto per nient’altro. Niente calcio, niente pizza, niente sesso, niente nemmeno libri. Solo virus.
In ogni conversazione c’è sempre almeno una premessa di carattere sanitario, e quasi pare di sentire una nota lunga e grave, come nei film del terrore, che fa da sottofondo a ogni momento della nostra giornata.
Un solo pensiero ha colonizzato tutti gli altri.
In generale meglio così, se serve a una presa d’atto. Ormai s’è capito che la questione è serissima. Persino chi, come il sottoscritto, qualche settimana fa nutriva perplessità sugli allarmismi, si è dovuto convincere che bisogna affrontare il problema in maniera radicale.
Una volta prese le contromisure, dovremmo però cercare di non consentire al virus di colonizzare i nostri pensieri oltre un certo limite, trovando il giusto mezzo fra l’incoscienza e l’ossessione.
Certo, prescrivere di non pensare al virus sarebbe impossibile.
Ma vale la pena di sforzarsi, se non altro per non accettare la mutazione antropologica spaventata e rancorosa di queste settimane.
Ricordiamoci le persone che eravamo, che presto speriamo di tornare a essere.

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15 marzoLA MODICA QUANTITA’ DI PATRIOTTISMO

Eccola, la guerra che la nostra generazione pensava di aver potuto saltare.
S’era detto molte volte della nostra condizione di privilegiati, abituati le guerre a esportarle, magari, ma non a misurarle sulla propria pelle, nelle proprie case.
Il coronavirus ci ha messo nelle condizioni di sperimentare la selezione degli affetti e dei ragionamenti. Siamo costretti a restituire valore alle piccole cose che davamo per scontate. Precisamente come succede durante le guerre.
A ogni guerra poi fa seguito un dopoguerra, dove si spera tornerà a contare qualcosa che avevamo tralasciato. Speriamo per esempio che durante la ricostruzione il merito e la cultura di ciascuno siano richiamati in servizio.
Nel frattempo, possiamo solo farci piacere l’inno nazionale anche così stortignaccolo, come viene cantato dai balconi. Facciamoci piacere le bandiere al davanzale, che da noi si erano viste solo durante i mondiali di calcio.
Una moderata dose di patriottismo (cosa diversa dal nazionalismo) è indispensabile per sperare di vincere qualsiasi guerra.

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19 marzoLA MORALE DEGLI ALTRI

Eroi, i nostri medici e gli infermieri che combattono sul fronte del virus.
Vermi, i 249 sanitari napoletani in malattia (e manco era vero).
Eroi, noialtri che resistiamo segregati in casa.
Vermi, quelli che se ne fregano ed escono.
Eroi, i nostri ragazzi che rimangono nelle zone dei focolai.
Vermi, quelli che scappano e tornano dalle famiglie.
Come al solito gli italiani dividono il mondo in bianco e nero, buoni e cattivi, eroi o vermi: stando sempre bene attenti ad iscriversi alla metà giusta del suddetto mondo.
Impossibile spiegare loro che la guerra tira fuori da ciascuno di noi sia il meglio sia il peggio, secondo una discriminante che non passa solamente fra un individuo e un altro, ma anche attraverso ciascuno di noi stessi.
La verità è che nessuno è in condizione di dire come reagirebbe, in un ruolo di prima linea, chiamato a una scelta etica da cui dipende la vita propria o quella di un proprio caro.
In momenti del genere dovremmo solo guardarci allo specchio e sperare che il nostro specchio ci piaccia ancora.

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21 marzoREGOLE DURISSIME, ECCEZIONI INNUMEREVOLI

L’irrigidimento delle regole antivirus conferma che esiste un modello di legalità tutto italiano, e non è vero che sia solo acqua e sapone. Anzi.
Il modello italiano consiste in uno sbarramento di regole inflessibili e sanzioni estremamente dure. Multe, carcere e, nel foro popolare di internet, “buttare la chiave” e “ci vorrebbe la pena di morte”.
Una volta varata la portaerei dei regolamenti, però, alla prova dei fatti si scopre che fa acqua da tutte le parti.
La regola non produce effetti, ma solo sanzioni, e le sanzioni si perdono in un rigagnolo di eccezioni e ricorsi. Le multe sono salatissime, ma tanto – o forse: proprio perché – non le paga nessuno. E se qualcuno le paga si fa idealmente carico anche dei dieci trasgressori che riescono a farla franca. Ogni controllo è una stangata, ma ogni stangata può essere condonata. Ogni condanna è durissima, ma nessuna condanna dev’essere considerata definitiva.
La durezza delle regole e la loro sostanziale inapplicabilità vale solamente come scarico della coscienza del legislatore, e il potere intermedio della burocrazia si incarica poi di rendere discrezionale qualsiasi conseguenza effettiva.
Magari non mancano i cosiddetti provvedimenti esemplari, ma quasi sempre colpiscono gli sprovveduti che hanno commesso l’errore di comunicare alla sovrintendenza di avere cambiato le tende della cucina, mai i grandi costruttori abusivi. Chi ha un fanale rotto, mai chi sfreccia a 200 all’ora parlando al telefonino. Chi esce da casa per fare la spesa con un’autodichiarazione incompleta, mai chi organizza serate abusive in discoteca.
Questo sistema fa sì che per gli italiani il senso dello stato e il senso della realtà si trovino su piani del tutto divergenti e schizofrenici.
Sappiamo che lo Stato nella maggior parte dei casi si limita ad afferrare i cittadini per i testicoli, riservandosi la strizzata solo sulla base del capriccio. Confidiamo quantomeno nella modalità random della Sua benevolenza.

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