Nella Giornata mondiale del libro ci fa piacere pubblicare, tra le pagine del nostro Diario, il gustoso divertissement che Giuseppe Montesano ci ha inviato.
Giuseppe Montesano. Il bacio, una storia vera
Il mio amico Edoardo, che si fa chiamare Eduardo perché dice che odia “il nome da fighetti” che gli hanno dato i suoi genitori, ieri mi ha raccontato una storia di questi strani giorni. Era in treno in uno scompartimento quasi vuoto: c’era solo una coppia, un uomo e una donna molto giovani, quasi dei ragazzi ancora, lui di fronte a lei, ma alquanto spostati, quasi in diagonale. Edoardo aveva le cuffie, ma poiché è curioso fino all’ossessione, ha spostato le cuffie fingendo di continuare ad ascoltare musica dal pc, ha socchiuso gli occhi, e ha sentito tutto. Eduardo lo sa che non è educato, ma non ha resistito. Che posso dire? La storia è molto breve, e proverò a raccontarla come se non fosse una storia vera, ma un racconto inventato. Anche se mi chiedo: che cosa si può mai inventare, in questi tempi che già sono inventati?
***
La discussione dura da un pezzo, ma sembra arrivata al culmine. La donna, che ha una bellissima bocca, di un rosso che sembra così naturale che non si capisce se abbia o no del rossetto, fissa il compagno per un lungo istante, poi alza le spalle.
“Sei ridicolo, con quella mascherina.”
“Non sono ridicolo. Sei tu che sei incosciente.”
“No, perché io ce l’avevo, la mascherina…”, e la donna abbassa la voce, “… e l’ho tolta per baciarti, perché volevo… Ma lascia stare, tanto sei ottuso…”
Ma non si rende conto? Lei la mascherina se l’è tolta per baciarlo, di slancio, senza pensarci, e l’ha persa. E lui che ha fatto? Lui ha rifiutato di baciarla! Ma mica per il virus, nooo, lui non le può dire queste scemenze, perché lei lo conosce troppo bene. Il fatto è che lui è un vigliacco dentro, proprio nell’anima, e l’occasione dell’emergenza lo ha smascherato.
“Tu non mi ami. Ma non lo vuoi ammettere! È incredibile, non hai nemmeno questo coraggio…”
“Ma che coraggio e coraggio. Io ti amo, è solo che…” Lui si blocca e la guarda di sbieco. “Ma mi stai prendendo in giro? E poi te la dovresti rimettere, la mascherina…”
A queste parole la donna scoppia in una risata che lei fa risaltare di più sbattendo le mani tra loro e scuotendo la testa. No, ma allora non è soltanto pauroso, è veramente cretino.
“Sei fantastico, uà…”
La voce di lei è piena di sarcasmo. Lui si stringe una mano sulla bocca, sembra soffocare. Si tocca l’orecchino. Poi respira, due respiri lunghi, e fa una voce grave.
“Prendimi in giro, fai come vuoi… Io ti amo, e lo sai…” Abbassa la voce. “… e poi hai detto che avevi la febbre, e… lo faccio per il tuo bene…”
“Il mio bene!” Lei smette di ridere di colpo. “Il mio bene? In bocca a te la parola ‘bene’ sembra un coltello, e me lo pianti in gola…”
“Sei ingiusta, Gea, e lo sai. Solo perché io…”
“Io, io, io! Sai dire solo io, io, io… Esisti solo tu, sulla faccia della terra! Ma lo vedi quello che sta succedendo? E certo non da ora…”
No, se lui la amasse davvero, non avrebbe usato quella scusa meschina per non darle nemmeno un bacio. E poi? Che cosa faranno fra venti minuti, quando arriveranno a casa? Si sterilizzeranno in una sauna stile SS che ammazza i virus e pure l’amore? Oppure lui va da sua madre? Tanto si sa, sua madre è perfetta, e a casa sua i virus non ci entrano nemmeno!
“Tua madre è talmente falsa che farebbe fessi pure i virus!”
“Non alzare la voce, ci sentono…”
“Ma chi ci deve sentire” dice lei in un sibilo. “C’è solo questo morto… Questo qui che riesce a dormire con L’Appassionata di Beethoven a tutto volume nelle cuffie, un cadavere autentico!… Tu ci andresti d’accordissimo…”
“Occhèi, avrò sbagliato, ma l’ho fatto per noi…”
A questo “l’ho fatto per noi” la donna spinge con forza il busto in avanti, al punto che lui si sposta con un sobbalzo.
“Hai paura che ti baci?”
Ora lei lo guarda con una strana faccia, forse di scherno. L’uomo si è messo a fissare ostinatamente il vuoto, mentre dal finestrino sfila il disastro da esplosione atomica della periferia di Napoli. Ogni tanto l’uomo scuote la testa di qua e di là come per dire che lui proprio non capisce le assurdità. E all’improvviso la donna si mette a parlare. Dice che lei lo sa. Lei lo sa che lui fa sempre finta di essere d’accordo su tutto, ma poi le dice tutto il contrario due minuti dopo, con quella faccia da avvocato che non capisce niente, perché tanto sta nello studio del padre a Posillipo: ‘Ma mica ho detto così! Mica volevo dire questo! Non mi far dire quello che non ho detto! Tu interpreti male le mie frasi! Amore, e dài, non fare così, andiamo a farci un aperitivo a via Calabritto…’ E lei lo sa che lui è piccino dentro, che se ne frega totalmente delle cose che lei ama davvero, e che la vuole solo perché è bella e può mostrarla ai suoi amici, e che lui è uno che pesa ogni gesto e ogni regalo e ogni parola dolce con il bilancino dell’orefice. E lei, stupida, che credeva di poterlo aiutare a diventare meglio di come è! Ma perché si era intestardita con quella fantasia che lui avesse tante potenzialità represse? Che stupida, che è stata. E a un tratto la donna tace, come se si fosse pentita. Si morde leggermente le labbra e abbassa la testa. Quando la risolleva nell’onda dei riccioli bruni, è come se tutto il suo corpo si concentrasse incantatorio nella bocca rossa. E all’improvviso gli dice qualcosa che lui non capisce, poi lo ripete guardandolo con un sorriso enigmatico.
“Baciami…”
Lui sposta la testa dal finestrino e la guarda. Sembra che non sappia cosa fare. Lo sguardo di lei si fa più intenso, la voce più roca.
“Baciami.”
La donna si muove verso di lui con lentezza sensuale, come se le labbra rosse vibrassero di una vita propria.
“Ba… cia… mi…”
Si vede prima il salto in piedi dell’uomo, e solo dopo un secondo arrivano le parole.
“Ma tu sei pazza!”
“Baciami…”
“Ma vattenn’!” E mentre lo dice, all’improvviso l’uomo afferra lo zainetto di cuoio, sguscia fuori dal suo posto, si gira e va verso la porta dello scompartimento. Poi si ferma.
“Vuoi sapere una cosa? Mi hai fatto un piacere! Tu si’ ‘na stronza esagerata! Ora capisco, mia madre aveva ragione! Ma mo’ basta. Stop! Fine!”
Mentre apre la porta dello scompartimento, si mette a ridere.
“E mo’ te lo dico, cretina: l’ho fatto apposta! L’ho fatto per vedere fino a che punto eri cretina e incosciente! E ti ho fregata! Ma vedi a questa, vedi…”
***
Edoardo ha concluso il suo racconto dicendo che l’uomo se n’è andato ridendo, che sembrava sollevato, e che diceva qualcosa tipo: ‘Mamma teneva ragione, mi devo mettere con Mirka, mi pare che si è pure lasciata con Gianni…’
“Ma lei che ha fatto?” chiedo a Eduardo.
“Lei? Lei durante la scenata ha incrociato le braccia, come se fosse più delusa che offesa. Poi, quando ormai lui era lontano, ha preso il cellulare dallo zainetto, e ha cominciato a parlare velocemente. Non ho capito bene tutto, mi è parso di sentire una voce maschile dall’altra parte, comunque la donna sembrava felice, e a un tratto ho sentito che diceva: ‘Ho risolto, e l’imbecille pensa pure di averlo fatto lui. Ma ti rendi conto che imbecille? No, ci dovevi stare, è stata una figata…’ E poi si è messa a ridere. Una risata bellissima, da innamorarsene…”
E io, appena Eduardo ha smesso di parlare, non ho detto niente, ma ho immediatamente pensato che questa piccola storia vera, accaduta in questi giorni strani, volevo proprio raccontarla.