(di ANNALISA MANGIARACINA)
Santa Margherita di Belìce, Giovedì 2 aprile 2020
È già mattina? Reduce da una notte poco riposata, sono quasi le 8 quando vengo strappata dalle braccia di Morfeo dal miagolio insistente di Polpetta. Sbuffo, ma per fortuna c’è già qualcuno dei miei familiari in piedi pronto a soddisfare le sue richieste d’attenzione. Quindi posso rigirarmi e dormire un altro po’. No, ormai non più, sono sveglia. Mi alzo e, con gli occhi ancora socchiusi, mi dirigo verso il bagno per sciacquarmi la faccia e massaggiare come sempre il viso con l’immancabile crema idratante. È l’ora del caffè: senza, la mia giornata non potrebbe iniziare! Nonostante la macchina da caffè mi lanci occhiate ammiccanti dall’alto della sua imponenza tinta di rosso, io preparo la moka: sono vecchio stampo, mi piace ascoltare il gorgoglio del caffè che “sale” e il suo profumo che si propaga lentamente per tutta la stanza, che ci posso fare?! Dopo aver bevuto le mie solite due tazzine ed essermi liberata del mio caldo pigiama, mi accorgo che sono già le 9, il che per una studentessa universitaria vuol dire soltanto una cosa: mettersi a studiare! Sto preparando una materia che dovrò sostenere tra qualche giorno con una modalità del tutto nuova ma necessaria, vista l’emergenza sanitaria.
Ieri sera, mentre cenavo con mamma, papà e Francesco, il Tg è stato interrotto per dare spazio all’intervento del Presidente Giuseppe Conte: non è ancora possibile stabilire una data ultima che ponga fine alle restrizioni attuate fino ad ora, è però certo che il tutto si protrarrà oltre il giorno di Pasqua, che quest’anno sarà il 12 aprile.
Oggi, invece è il 2 e piove. Ancora dieci giorni a Pasqua. È passato un mese dal mio compleanno ed è stato l’ultimo giorno trascorso con i miei amici e col mio ragazzo. Amo la compagnia, i festeggiamenti, la socialità ma, a volte, mi piace ritirarmi “nelle mie stanze” per leggere un libro, guardare un film. Mi piace insomma stare un po’ da sola con me stessa ed è incredibile come sia difficile mantenere queste abitudini quando diventano forzate.
Sono in casa da quattro settimane e la mia unica evasione è stata una capatina al supermercato per fare la spesa: mi sono offerta volontaria e, armata di mascherina e guanti, sono andata! Il paesino in cui vivo, Santa Margherita di Belìce (in provincia di Agrigento) non è mai stato particolarmente affollato, ma vedere le sue strade ancora più deserte mi ha provocato un brivido lungo la schiena.
Le giornate al tempo del Covid-19 sembrano tutte scandite dallo stesso monotono ritmo. Sveglia-caffè-studio-pausacaffè-pranzo-studio-cena-doccia-nanna. Per fortuna non sono sola: c’è la mia famiglia con la quale condivido anche la mia passione per la cucina e i dolci, ci sono i miei affetti con cui organizzo le videochiamate, ci sono i miei colleghi con i quali sono sempre in contatto, ci sono i miei gattini, Polpetta e Lillo, alla cui compagnia non potrei mai rinunciare, c’è la mia università che continua a darmi risorse e spunti su cui lavorare, c’è la mia relatrice che mi guida nella stesura della mia tesi. Almeno la vita universitaria ci offre una parvenza di normalità continuando grazie alla didattica a distanza.
Proprio dal corso della Professoressa Perrone, Temi e forme della Letteratura italiana contemporanea, nasce questa idea del “Diario in tempo di…”. Nel corso della lezione di ieri, citando una definizione di Manganelli, abbiamo parlato del diario come “luogo deputato alle deiezioni dell’anima”, come “genere rigorosamente abietto” per adoperare una definizione di Manganelli.
Io penso che in un diario non troviamo soltanto gli avvenimenti della giornata: ci sono sensazioni, umori, ricordi, anima…ci siamo noi. Questo mi riporta indietro nel tempo, alla mia adolescenza e ai miei diari segreti, chiusi con chiave e catenaccio e che ogni tanto mi piace rileggere, così, per sorridere un po’.
Allora penso che, pure in un periodo triste come questo che non dimenticheremo presto o forse mai, ci sono ancora dei motivi per sorridere: siamo al sicuro nelle nostre case, abbiamo più tempo da dedicare a noi stessi e a quelle cose che prima, per la vita frenetica di ogni giorno, tralasciavamo.
È angosciante non poter stare a contatto con gli altri, con le meraviglie del mondo che ci circonda soprattutto quando il cielo ti regala il più bello dei suoi azzurri dopo la pioggia insistente, ma fermiamoci un attimo: godiamo delle piccole cose che oggi sono grandi più che mai, soprattutto quando pensiamo al numero di decessi che si registra ogni giorno. Io comincerò proprio da questo oggi: dalla gratificazione ricevuta per un lavoro ben svolto, dal buon profumo che viene dalla cucina, dalle fusa di Lillo accovacciato sulle mie gambe, dall’ordine di libri che mi è stato appena consegnato.
Stasera farò un viaggio e se mi cercherete, sarò lì: visiterò un mondo nuovo, turista tra Le città invisibili di Italo Calvino.