Giu 22

Diario in tempo di… Bagheria, lunedì 27 aprile 2020

(di GIUSEPPINA SCIORTINO)


Bagheria, lunedì 27 aprile 2020

Andrà tutto bene

Dopo più di un mese di isolamento forzato questa affermazione mi dà ormai l’impressione di un monito ingenuo e poco coerente con il disorientamento presente.

Guardo le mie figlie giocare sul terrazzo e tutte le volte che il cielo è visibilmente azzurro come il mare ci precipitiamo fuori, travolte dall’entusiasmo incosciente del nostro essere hic et nunc. Già, il tanto noto qui e ora, ma che dire e pensare del futuro che ci attende? Da mamma non posso non chiedermi cosa ne sarà del domani delle mie bambine.

Come ovvio rivolgo loro continuamente i miei pensieri ed il mio sguardo; le osservo nel loro muoversi, leggiadre e ignare mentre giocano di buon umore.

Chissà, mi chiedo, se in futuro rivivranno questa stessa situazione e come reagiranno, come ricorderanno la loro infanzia, che tipo di adolescenza li aspetta.

Ritorno indietro alla mia giovinezza, a quel fiorire di eventi e di momenti vissuti intensamente e non posso non ammettere di essere stata fortunata, di aver vissuto tante belle esperienze. L’adolescenza in fondo è quella fase esistenziale in cui nascono le amicizie sincere, le prime infatuazioni, e che contribuisce a definire le nostre identità, ad approfondire il proprio modo di essere e di stare nel mondo. Ed oggi invece cosa sta succedendo ai nostri adolescenti? Ci si ritrova con amici, compagni e parenti a portata di schermo, senza nessun contatto fisico, carenti dei contatti sociali anche minimi e così degli abbracci, dei baci, delle pacche sulle spalle ….

Certamente il mio augurio più profondo è che questo episodio rimanga isolato e che non si debbano più vivere contingenze di emergenza come una Pandemia. Il “ritorno” alla normalità porta con se stessa la speranza che ai futuri adolescenti potrà essere concesso di suonare una chitarra con spensieratezza davanti ad un falò estivo, intonando canzoni di successo come un tempo è capitato a me e alle generazioni precedenti e contemporanee alla mia.

Questi pensieri cambiano il mio stato d’animo, da mesto a lieto e, nonostante io sia una mamma quarantenne che ha deciso di ritornare “tra i banchi di scuola” da studentessa universitaria, ritrovo tutta la forza del tornare a sognare e combattere per un futuro migliore, per i nostri figli, per il nostro pianeta: un futuro sostenibile, di autorealizzazione e di appagamento nel rispetto della “comunità”. Fuori dalle mura domestiche, all’aperto, in una ritrovata libertà collettiva, civile e consapevole.

Oggi questo, apparentemente, semplice desiderio, come ho recentemente appreso da J. Lacan, diventa ontologico, non può non influire sulle nostre esistenze e l’altro non è più distinto da me, ma fratello, amico, compagno di vita!

Penso che il “virus” ci abbia lasciato un messaggio inconfutabilmente chiaro e valido più che mai: siamo tutti uguali, tutti uniti da un unico destino. Di fronte ad un evento di tale portata non possono più sussistere differenze sociali, di razza, di credo, di età; siamo tutti uomini bisognosi di una sincera umanità verso noi stessi e verso gli altri. Il prossimo è in ciascuno di noi e la Natura, “ il tempio che ci ospita”, deve essere rispettata e accudita da tutti noi.

Non possiamo più permetterci di dare tutto per scontato e/o dovuto.

Va ricercata ancora una volta la felicità, l’eudaimonia aristotelicamente intesa quale scopo fondamentale della vita che è di tutti, deve essere per tutti, ecosistema compreso.

Solo così i nostri figli, che costituiscono le future generazioni, potranno vivere in un mondo rinnovato, più a misura d’uomo, più attento alle esigenze e al benessere delle singole persone che al profitto sfrenato e allo sfruttamento rapace ed ottuso delle risorse del nostro pianeta.

 

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